Trattasi di libere rielaborazioni di casi clinici reali nelle quali l'utilizzo di nomi e scenari fittizi tutela la privacy delle persone coinvolte senza nulla togliere alle dinamiche psicologiche sottese.
Eleanna si presentò nel mio studio a Forlì circa quattro anni fa. Una trentina d'anni, ben vestita, un volto molto curato con un
make-up particolare, ricercato, originale, che evidenziava due occhi acuti, vispi e guardinghi.
Ma ciò che saltava subito agli occhi era la sua magrezza: non doveva pesare più di una quarantina di kg per un'altezza che doveva avvicinarsi
al metro e ottanta.
Lei lamentava continui disturbi: sindromi vertiginose, mancamenti, dolori alle ossa, disturbi gastrici, febbre, ecc. che la portavano spesso
al pronto soccorso.
Si era sottoposta a tantissimi esami e indagini diagnostiche: tutto negativo, a parte le analisi del sangue che evidenziavano alterazioni
significative.
Lei aveva il timore di avere una malattia incurabile di origine organica che le causava tutti i suoi disturbi.
"Perché" - ripeteva spesso Eleanna - "è mai possibile che tutti questi sintomi siano dovuti per forza alla mia (presunta) debolezza? Uno non può avere un'altra malattia?".
E ancora, con accanimento: "Tutti si preoccupano solo per il mio peso. A parte il fatto che io non mi vedo così magra come dicono, non può esserci qualcos'altro che mi debilita?".
Il rapporto che aveva con la sua famiglia era complicato anche dalla presenza del fratello, il primogenito.
Lui aveva dato loro tante soddisfazioni, specialmente a livello lavorativo, mentre lei veniva considerata come incapace di prendersi qualunque
responsabilità e percepita come debole, insicura e fastidiosamente cocciuta.
Lavoravano tutti nell'azienda di famiglia, dove il fratello aveva le maggiori responsabilità mentre Eleanna veniva relegata a ruoli marginali.
Lei si sentiva, sostanzialmente, un peso: per i suoi genitori, per l'azienda, per il fratello (che si vergognava a mostrarsi con lei in pubblico)
e pure per il moroso che, come gli altri, la biasimava per la sua poca volontà e la sua cocciutaggine.
Di fatto tutti intorno a lei l'accusavano di "essere la causa dei suoi problemi", che attribuivano solo ed esclusivamente alla sua
mancanza di volontà. In sostanza veniva sopportata da tutti.
Di fatto lei non era riuscita a costruirsi un'identità autonoma e una percezione di sé sufficientemente strutturata.
Non era mai riuscita a ribellarsi a questa situazione e si era chiusa in se stessa
Raccontava che qualche mese prima era stata forzatamente ricoverata in una clinica specializzata: la bilancia era arrivata a segnare 30 kg.
L'Anoressia in realtà non è altro che un drammatico tentativo di costruirsi un senso di sé e di efficacia interpersonale.
Eleanna aveva un livello di autostima bassissimo. Era convinta di essere nata difettosa, con una grave mancanza costituzionale, proprio come i suoi sostenevano.
Si era laureata con 110 ma senza la lode: "una laurea senza lode non vale nulla!". Pensava che nessun datore di lavoro l'avrebbe
mai assunta: "Chi assumerebbe una ragazza così carente, difettosa, debole?".
Quindi doveva ringraziare la benevolenza dei suoi che la tenevano a lavorare con loro!
Quale ragazzo avrebbe mai voluto stare con lei? Doveva per forza tenersi stretto quello che aveva la pazienza di sopportarla!
Eleanna veniva abbastanza regolarmente alle sedute, a parte quando qualche problema fisico glielo impediva. Allora correva al Pronto Soccorso
nel timore/speranza che finalmente trovassero quella grave malattia organica che le avrebbe permesso di acquisire una dignità, l'unica che sentiva
di poter ottenere, quella di malata terminale.
Così avrebbe finalmente raggiunto quello per cui stava lottando da una vita: il rispetto, la dignità, il diritto di esistere.
Il quadro era piuttosto preoccupante. Questa era la terza Psicoterapia per lei. So per esperienza che il lavoro con chi soffre di Anoressia nervosa è sempre piuttosto difficile e delicato.
Eleanna aveva costruito attorno a sé una sorta di ragnatela pressoché impenetrabile.
Si guardava bene dalla possibilità di lasciarsi corteggiare da altri ragazzi perché "chi si mostra gentile e premuroso con te, di fatto ti
vuole solo fregare".
Evitava accuratamente di accettare proposte di collaborazione per altri lavori (che aveva) perché "nessuno sarebbe stato in grado di
sopportarla a lungo".
Ed evitava di prendere qualche kg, altrimenti sarebbe diventata "gonfia, grassa, inguardabile".
Inizialmente cercavo più che altro di "stare con lei e condividere le sue sofferenze", ma coglievo ogni occasione per focalizzare il suo
interesse su fatti ed elementi del mondo esterno che potevano colpire la sua attenzione di ragazza intelligente e creativa.
Cercavo di sottolineare l'importanza di avere un atteggiamento propositivo, costruttivo, coraggioso e intraprendente nei confronti della vita.
In realtà cercavo di mobilitare la sua energia, la sua aggressività, la sua capacità reattiva. Ero convinto che se avesse spostato, almeno di un po', la sua attenzione verso il bisogno di modificare i propri rapporti interpersonali, la sua autostima avrebbe potuto iniziare ad aumentare e questo ci avrebbe aiutati a farla stare realmente meglio.
E così fu. Ci volle un anno e mezzo circa, ma ci riuscimmo.
Eleanna iniziò a rendersi conto che era possibile modificare la propria relazione con gli altri.
Eleanna riuscì a concedersi qualche caloria in più almeno per sentirsi più energie utili ad affrontare la sua nuova battaglia: trovare un nuovo lavoro e non stare più alle dipendenze dei suoi.
Riuscì ad aumentare qualche kg e le funzioni vitali si risvegliarono: le tornò il ciclo.
Ovviamente tutti questi cambiamenti le aumentarono l'ansia, perché il timore di perdere completamente il controllo era sempre in agguato.
Ma, tutto sommato, reggeva a sufficienza.
Un bel giorno si armò di un coraggio inaudito e decise di prendersi un'aspettativa al lavoro senza dare motivi. I suoi genitori rimasero
a dir poco sbalorditi.
Non era mai successo che la loro debole, inerme e strana figlia si ponesse nei loro confronti con un fare così determinato e risoluto!
Loro, oltre a guidare la sua vita sui binari che loro stessi avevano tracciato, avevano sempre dovuto sapere di lei vita, morte e miracoli e, per
la prima volta, lei si opponeva.
Reagirono male, irritandosi parecchio e minacciandola di licenziamento. Ma Eleanna tenne il punto, agevolata in qualche modo dal fratello che,
forse per la prima volta, la sosteneva e invitava i suoi a non ostacolare questa sua presa di posizione.
Per la prima volta aveva preso una decisione che riguardava la propria vita contro il volere dei suoi.
In quell'anno di aspettativa successero molte cose.
Quella più importante riguarda la sua vita affettiva. Eleanna ha ora un nuovo compagno che, a differenza del precedente, la stima e la valorizza.
"Quasi troppo!" - mi dice lei - "Alle volte mi mette su di un piedistallo troppo alto!".
Non è abituata ai complimenti e alle gratificazioni, probabilmente sente ancora il timore che possano rivelarsi finti e pretestuosi.
Ora ci vediamo con cadenza quindicinale e sento che Eleanna presto deciderà di staccarsi anche da me e proseguire da sola il proprio cammino: un importante segnale di crescita.
Mi sembra veramente decisa a tenere in mano la propria vita e darsi il diritto di viverla senza condizionamenti esterni, ma solo in base alle proprie idee e valutazioni.
Se anche tu lo vorrai, affronteremo insieme il delicato lavoro per superare l'Anoressia e i Disturbi Alimentari a Forlì o a San Mauro Pascoli.
Per contattare il dott. Giancarlo Signorini puoi chiamare il numero 348.5220353 e prendere un appuntamento oppure inviare privatamente una mail compilando i campi sottostanti. (* campi obbligatori)
Dott. Giancarlo Signorini, Psicologo Psicoterapeuta a Forlì e San Mauro Pascoli, iscritto all'Ordine degli Psicologi della regione Emilia Romagna n. 3312.
Cell. 348.5220353
Forlì: Corso G. Garibaldi 18
San Mauro: Via Bastia 29