Trattasi di libere rielaborazioni di casi clinici reali nelle quali l'utilizzo di nomi e scenari fittizi tutela la privacy delle persone coinvolte senza nulla togliere alle dinamiche psicologiche sottese.
Angela si presenta nel mio studio di Forlì qualche giorno dopo che il moroso mi aveva telefonato per fissarle un appuntamento. È
una ragazza carina di una trentina d'anni ed appare molto preoccupata.
Racconta che da tre anni soffre di attacchi di panico che si manifestano in diverse situazioni della vita quotidiana e le impediscono di vivere
una vita tranquilla come lei desidererebbe.
Gli Attacchi di Panico le prendono quando guida l'auto o quando si trova in luoghi chiusi come supermercati, sale da ballo, ristoranti, pub.
Di recente è stata al pronto soccorso durante una crisi: tachicardia, sudorazione, respiro corto e affannoso facevano temere un infarto invece, dopo essersi sottoposta a tutti gli accertamenti, i medici le hanno prescritto dei tranquillanti perché si trattava del classico DAP, Disturbo da Attacchi di Panico.
Angela piange mentre me lo racconta, perché vive questo disturbo come molto invalidante e la capisco benissimo: una ragazza giovane ed
esuberante non può chiudersi in casa ed evitare di uscire, di vedere gli amici, di andare a fare la spesa...
Fortuna che riesce ad andare al lavoro, dove trova un ambiente di coetanei piacevole e stimolante che la aiuta ad "accantonare" il suo problema.
Il quale, però, torna a ripresentarsi con frequenza preoccupante.
La prima cosa che faccio è quella di tranquillizzare Angela, dato che i DAP, se non sono associati ad altre patologie, costituiscono uno dei disturbi d'ansia più facilmente risolvibili. Le do subito alcune indicazioni pratiche su come gestirne l'insorgenza sin dal primo accenno per evitare che l'ansia diventi incontrollabile.
Di fatto il timore dell'attacco è spesso così forte che tende ad essere invalidante più dell'attacco stesso, e a volte è il timore stesso che lo va a scatenare. Così, se riusciamo a gestire il timore (cioè a controllare "la paura che possa arrivare"), abbiamo già compiuto un passo importante.
Angela appare abbastanza rassicurata dalle mie indicazioni ed anche rincuorata, perché temeva molto che il suo disturbo fosse inguaribile
e connaturato al suo carattere. I suoi familiari continuavano a dirle: "basta che ti fai forza e passerà".
Ma con le sole sue forze era riuscita solo ad aggravarlo e di ciò si vergognava parecchio, tant'è vero che tendeva a tenerlo nascosto il più
possibile.
Così di frequente era costretta ad inventarsi delle scuse per non uscire: con gli amici più cari, coi suoi genitori, e persino col suo moroso
che pure si prodigava tanto per lei (e se non fosse stato per lui, lei non avrebbe trovato il coraggio di telefonare ad uno Psicologo).
Ora, in seguito ai miei suggerimenti, ha imparato a cogliere i segnali premonitori e a controllarne a sufficienza l'evolversi.
Già dopo poche sedute Angela pare avere recuperato forze, energie e voglia di rimettersi in moto.
Allo scopo di migliorare la sua consapevolezza svolgiamo anche un breve lavoro sull'origine del suo disturbo. Così veniamo a scoprire
che, con ogni probabilità, è legato ad un'antica rivalità verso la sorella più piccola, la quale, a suo tempo, aveva monopolizzato l'interesse
e l'attenzione dei genitori perché nacque con un difetto organico che sembrava dovesse compromettere la sua esistenza.
Angela, che al tempo si trovava nella prima adolescenza, iniziò a manifestare una serie di somatizzazioni che si protrassero a lungo, sino a
quando non vennero "sostituite" dagli Attacchi di Panico. Di fatto con questa sorellina lei ha sempre avuto un rapporto ambivalente, fonte di
conflitti mai affrontati.
Riporto ad Angela che a questo proposito non ritengo necessario un particolare lavoro di approfondimento e che mi riservo di farlo solo nel caso
in cui gli attacchi dovessero riprendere a farsi fastidiosi.
Saluto Angela, che sembra rifiorita, dopo cinque mesi di colloqui.
Sorrido dentro di me mentre lei, durante l'ultima seduta, mi racconta dei preparativi frenetici per il suo matrimonio: è stanca, dice, perché ultimamente ha visitato ormai tutti i supermercati della zona, correndo da sola di qua e di là con l'auto.
Se lo ritieni, lavoreremo insieme per trattare in modo efficace il disturbo da attacchi di panico (DAP) in Studio a Forlì o a San Mauro Pascoli.
Per contattare il dott. Giancarlo Signorini puoi chiamare il numero 348.5220353 e prendere un appuntamento oppure inviare privatamente una mail compilando i campi sottostanti. (* campi obbligatori)
Dott. Giancarlo Signorini, Psicologo Psicoterapeuta a Forlì e San Mauro Pascoli, iscritto all'Ordine degli Psicologi della regione Emilia Romagna n. 3312.
Cell. 348.5220353
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