Depressione Forlì San Mauro Pascoli

La Depressione e i disturbi dell'umore a Forlì e San Mauro Pascoli

Trattasi di libere rielaborazioni di casi clinici reali nelle quali l'utilizzo di nomi e scenari fittizi tutela la privacy delle persone coinvolte senza nulla togliere alle dinamiche psicologiche sottese.

I disturbi dell'umore: un caso di depressione

Quando si presentò nel mio studio di Forlì Linda aveva una cinquantina d'anni.
Le aveva fatto il mio nome uno psichiatra che l'aveva in cura farmacologicamente da alcuni mesi, dopo che era stata dimessa dalla clinica per un ricovero di circa un mese.
Arriva col marito che aveva prenotato telefonicamente l'appuntamento per lei.

"Se non fosse stato per me non sarebbe venuta, non ne aveva alcuna voglia!", mi dice il marito, che appare subito come quello che deve governare la situazione.
E aggiunge: "Il suo problema sta nel fatto che si preoccupa troppo del lavoro, glielo faccia capire!".

La Depressione è uno dei disturbi dell'umore che mi è capitato di trattare nei miei studi di Forlì e San Mauro Pascoli.

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La depressione di Linda

Una volta sola con me, Linda si accomoda in poltrona ed appare tesa, contratta, chiusa in se stessa: le mani con le dita incrociate, il busto rigido, le gambe allungate e lo sguardo assorto.

Esordisce dicendo con tono dimesso:
"Non avevo voglia di venire perché... non ho voglia di parlare, dormirei sempre. È tutto un peso per me: il lavoro, le faccende di casa... Anche cucinare un piatto di pasta è una fatica che non le dico!".

Dopodiché abbassa la testa e si chiude nel silenzio.
Da parte mia cerco di mettermi in una posizione di semplice ascolto e accoglienza, dato che sentivo che qualunque mio intervento sarebbe caduto nel vuoto: in quel momento lei aveva chiuso col mondo.

Dopo diversi lunghissimi minuti Linda inizia, con esasperante lentezza, a dirmi:

"Lei non è come mio marito che parla sempre, in continuazione. Mi fa una testa... Mi dice che devo farmi forza, che non devo lasciarmi andare. Ma che ne sa lui di quello che sento?!".

Le rispondo - cercando di sintonizzarmi al massimo sulla sua lunghezza d'onda - che stavo cercando di immaginarmi come lei potesse sentirsi in quel momento e pensavo qualcosa come senza speranza, senza futuro, senza chance.

Linda inizia a piangere (ero riuscito a smuovere qualcosa) con singhiozzi convulsi che lasciavano trasparire una forte insofferenza dicendo:

"Pensare che ero una delle più brave al lavoro! Ora, invece, da quando hanno installato quel maledetto programma sui computer...".

Linda si vergognava di non essere in grado di apprendere con la necessaria rapidità i nuovi software applicativi che avevano da poco installato nell'azienda dove lei lavorava. Colsi la palla al balzo enfatizzando il fatto che anch'io vado in tilt ogni volta che l'aggiornamento di un programma informatico mi cambia qualcosa nel computer.
Iniziammo assieme ad inveire contro l'informatica: avevamo trovato un terreno comune su cui parlare "al di fuori" della sua costante, fissa e controproducente attenzione sul proprio malessere e sulle proprie infauste sensazioni.
Gran parte della prima seduta si svolse in questo modo, deridendo assieme il computer e chi l'aveva inventato.

A fine seduta andò via meno sofferente e un po' più rilassata dicendo che era da un pezzo che non parlava con qualcuno in maniera così sciolta e leggera.

Credevo di averla sbloccata a sufficienza, ma mi illudevo. Un'ora prima del nostro secondo appuntamento mi telefona il marito dicendo che Linda non se la sentiva di venire. Gli chiedo di passarmela ma invano: non aveva voglia di parlare.
Si era di nuovo chiusa in se stessa.
In quel momento pensai di averla "persa". Fissai col marito un ulteriore appuntamento di lì a qualche giorno ma avrei scommesso che non sarebbe venuta.

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Il trattamento della Depressione

Invece Linda si presenta. Esordisce con:

"Sto peggio dell'altra volta, però avevo piacere di venire perché mi fa bene parlare con lei dato che non mi giudica come fanno tutti".

Inizia a parlare della troppo scarsa considerazione di se stessa che aveva sempre avuto e che, ultimamente, con i problemi al lavoro, si era accentuata.
Poi, lentamente, il fuoco della conversazione si sposta sul rapporto col marito, una persona fondamentale per lei, che però iniziava ad essere percepita come pesante, quasi soffocante a volte.

Da quel colloquio in poi lavorammo molto su quel rapporto.
Linda sentiva che il marito da un lato le era indispensabile, dall'altro la sminuiva troppo:

"Invidio mio marito che di carattere è cordiale, brillante, scherza sempre e non è mai di cattivo umore, non è come me!
In casa mi aiuta tantissimo e fa tutti i lavori che non riesco a fare io e non si lamenta per questo (quella che si lamenta sempre sono io).
Non so come farei senza di lui
."
"Però troppo spesso io mi sento una nullità al suo fianco: lui è bravo, capace di fare tutto e io non valgo niente e mi sento una m...a!"

Linda si era accorta che viveva una situazione angusta e si sentiva in trappola.
Il sostegno a 360 gradi del marito le era indispensabile, però, come contropartita, quel sostegno rappresentava una sorta di manifesto della propria incapacità, della propria debolezza: aveva bisogno di metterlo in discussione!
E questo fu il grosso e importante lavoro che facemmo assieme.

Mano a mano che Linda si rendeva conto che riusciva a fare qualcosa da sola - senza l'aiuto di lui - la sua autostima cresceva e il suo umore migliorava.

Le cose andarono avanti bene: non senza alti e bassi, né senza timori e fermate, ma la tendenza era il miglioramento.
Quando, dopo qualche tempo, Linda arrivò ad esser troppo indipendente agli occhi del marito, questi ebbe momenti di insofferenza ed attacchi di gelosia: furono i momenti più difficili per lei, ma vennero superati egregiamente.

Ci vollero due anni di sedute settimanali regolari, poi ci vedemmo saltuariamente per un altro anno e Linda ce la fece: era riuscita a "rivedere" il rapporto col marito e a rifondarlo su nuove basi dove lei non era più succube e completamente sottomessa a lui, bensì una persona che si dava il diritto di dire la sua e di agire secondo il proprio desiderio e la propria volontà.
Devo riconoscere al marito la grande devozione nei confronti di lei, che non venne intaccata, come era lecito aspettarsi, dal suo venire relegato ad un ruolo non più di primo piano.

Depressione Forlì San Mauro Pascoli: dott. Giancarlo Signorini, Psicoanalista Se anche tu ritieni possa esserti di aiuto, lavoraremo assieme sulla depressione nei miei studi di Forlì e San Mauro Pascoli.

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