Depressione post-partum, Forlì e San Mauro Pascoli

La depressione post-partum: Serena e il combattere contro se stessi a Forlì e San Mauro Pascoli

Trattasi di libere rielaborazioni di casi clinici reali nelle quali l'utilizzo di nomi e scenari fittizi tutela la privacy delle persone coinvolte senza nulla togliere alle dinamiche psicologiche sottese.

Depressione post-partum: Serena e il combattere contro se stessi

Serena è una giovane mamma sui trentanni.
Si presenta su consiglio del suo medico curante nel mio studio di Forlì, perché sembra non essere mai uscita dalla depressione post-partum.

"La mia piccola Arianna che ora ha 18 mesi non ha mai visto la mamma tranquilla", racconta Serena con gli occhi lucidi.

Cerco di tranquillizzarla e la invito a descrivermi il contesto in cui vive, i rapporti col compagno, il lavoro che svolge, le amicizie che frequenta.

"E sì che le ho provate tutte: antidepressivi, ansiolitici, cure omeopatiche... ma niente, questa depressione non se ne vuole proprio andare", ribatte sconsolata e abbattuta.

All'apparenza nulla di particolare, anzi la sua pare una vita invidiabile: vive in un bell'attico moderno e confortevole; ha la governante che la sgrava dalle incombenze materiali nonché la babysitter; fa un lavoro che le piace, ben remunerato e che le permette, assieme alle cospicue entrate del compagno, lunghe vacanze esotiche. Coltiva diversi hobby tra cui la cucina: le piace tantissimo inventare piatti nuovi e particolari che riscontrano un notevole successo tra i suoi commensali. Inoltre sembra molto legata a questo partner che pare avere per lei mille attenzioni e premure.

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Depressione post-partum: i dubbi e le certezze

"Ho tutto, proprio tutto quello che si può desiderare ma sono triste, non riesco a gioire di tutte queste belle cose: alle volte cerco di impormelo e mi rimprovero come fa sempre mio padre quando dice «Ma smettila con tutte queste sciocchezze e pensa a chi ha problemi seri!».
Lo so e lui ha ragione allora provo a guardare il viso della mia piccolina e...".
E qui Serena scoppia in singhiozzi che si fanno convulsi. La invito a lasciar venire il pianto, a lasciar uscire la rabbia perché ne ha bisogno dato che pare non se lo conceda mai.

Riporto a Serena che lei si trova in un forte conflitto con se stessa: non riesce ad ammettere ed accettare il fatto di essere triste e insoddisfatta poiché lo trova assurdo, inconcepibile, inspiegabile... E ciò la porta a combattere con tutte le forze di cui dispone contro questo vissuto.
Questo la snerva, la sfinisce, infatti è esausta.
Cerco di spiegarle come un qualsivoglia disagio, disturbo o patologia non sia di certo meno reale o meno fastidioso per il fatto che non riusciamo a comprenderlo!

Fortuna vuole che Serena sia una ragazza molto tenace e volitiva che si butta anima e corpo nelle sue attività e nelle sue relazioni, siano queste il lavoro, l'accudimento della piccolina, il rapporto col partner ecc. «Dovrà fare la stessa cosa col nostro lavoro e vedrà che i risultati non tarderanno!», le dico.
Difficilmente mi espongo in questi termini coi pazienti –anche per non alimentare illusioni che sarebbero deleterie per la terapia- ma questa volta ho percepito le grandi potenzialità di chi avevo di fronte e pertanto me lo sono concesso.
La esorto quindi a non avere alcun timore di riportarmi fatti o piccoli particolari (anche banali) qualora le provochino tensione. Insisto molto su questo punto perché accade spesso che durante i colloquii vengano celate cose (all'apparenza) insignificanti. Ma tante volte dietro a piccoli particolari celati si nascondono importanti verità.

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Depressione post-partum: verso la conclusione della terapia

E così fu. Dopo alcuni mesi di terapia, cui Serena partecipava con impegno, costanza e assiduità, mi raccontò di una cosa che per pudore mi aveva tenuta nascosta. Nulla di che, si trattava di un'abitudine che aveva sin da bambina e che lei considerava assolutamente insignificante. Ciò, però, ci permise di inoltrarci in un terreno che non avevamo ancora percorso, terreno che si dimostrò estremamente significativo per il nostro lavoro e che ci svelò aspetti inaspettati e sconcertanti riguardanti l'educazione che Serena aveva ricevuto.

Una nuova luce iniziò allora ad illuminare la sua vita e il nostro lavoro: Serena, seppure con una certa sofferenza, aveva iniziato a comprendere ciò che la portava alla depressione.

La depressione ora non era più il mostro da sconfiggere ma l'evidente conseguenza delle insidiose vicissitudini del contesto familiare in cui era vissuta per tanti anni da bambina.
Il lavoro terapeutico di lì in poi fu finalizzato alla costruzione di una nuova consapevolezza di Sé in cui il tratto depressivo del suo carattere, percepito fino a quel momento come infido e ostile, divenne una sorta di amico-consigliere.

Depressione post-partum, Forlì e San Mauro Pascoli: dott. Giancarlo Signorini, Psicoanalista Nel caso in cui ritieni ti sia utile un parere su problematiche come la depressione post-partum, contattami negli studi di Forlì o a San Mauro Pascoli.

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