Trattasi di libere rielaborazioni di casi clinici reali nelle quali l'utilizzo di nomi e scenari fittizi tutela la privacy delle persone coinvolte senza nulla togliere alle dinamiche psicologiche sottese.
Omar si presenta presso il mio studio di Forlì per un problema di depressione conseguente alla separazione dalla moglie. È un bel
giovane di una trentina d'anni.
"Non ho più voglia di vivere", dice con tono dimesso e a voce molto bassa.
"La mia cara e bella moglie mi ha lasciato per un altro, non ci posso ancora credere, e ora sono rimasto da solo con la mia piccola figlia. (...) Avevo fatto tanti sacrifici per lei, per darle una vita dignitosa, e lei se n'è andata!".
Ha il capo chino e i suoi occhi hanno il colore della sconfitta. Riporta di essere stato messo da parte dagli amici, anche da quelli più cari, e di vivere, come un automa, oramai solo per lavorare. Lavoratore indefesso, è titolare di un'attività di piccola ristorazione con alcuni dipendenti in cui si prodiga all'inverosimile per coprire anche i turni che prima toccavano alla moglie.
Per diverse sedute il suo racconto si svolge tutto intorno alla figura meschina che lui sente di aver fatto per essere stato lasciato dalla bella moglie.
Non è tanto la mancanza di lei in quanto tale a farlo soffrire, bensì la costante presenza del proprio fallimento davanti al mondo.
Omar viene da una famiglia molto grande: ha sette fratelli e un numero spropositato di cugini, nipoti, zii, ecc. I suoi genitori l'hanno
sempre educato, o, per meglio dire, obbligato sin da piccolo a lavorare. Sempre, costantemente, senza riposo o ferie. L'andare a scuola era
una gentile concessione che gli veniva fatta, ma quando tornava a casa doveva subito mettersi a lavorare nell'azienda di famiglia (a volte
faceva anche i turni di notte).
La sua filosofia familiare prevedeva questo: lavoro indefesso per accumulare soldi e guadagnare prestigio. Non esisteva altro, non doveva
esistere altro.
Abbiamo fatto un lungo lavoro: è stato difficile per lui, ha attraversato delle crisi, ma anche alla fine del suo tunnel c'era la luce.
Omar ha fatto un duro lavoro, si è messo realmente in discussione. L'occasione per farlo venne quando sua moglie lo lasciò: l'umiliazione che ne seguì e la conseguente fase di depressione lo obbligarono a guardare alla vita con occhi diversi.
Le crisi, se ben gestite, sono sempre occasioni di crescita.
Obiettivo: star bene con se stessi, crescendo con nuovi valori.
Omar adesso conduce la sua esistenza in modo diverso. Sta imparando a vivere in una dimensione più umana, dove contano anche gli affetti, i desideri, le aspirazioni personali, il rispetto per se stessi e per gli altri. Ha una nuova compagna che lo sta aiutando in questa sua crescita e, piano piano, sta cominciando a trasmettere questi nuovi valori a sua figlia.
Omar è molto più sereno: ha capito che nella sua vita esistono valori importanti che vanno al di là del denaro in quanto tale e dell'immagine brillante.
Se anche tu lo ritieni utile, puoi contattarmi per aiutarti a far fronte ad una fase di depressione della tua vita, ricevo a Forlì e San
Mauro Pascoli.
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Dott. Giancarlo Signorini, Psicologo Psicoterapeuta a Forlì e San Mauro Pascoli, iscritto all'Ordine degli Psicologi della regione Emilia Romagna n. 3312.
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