Trattasi di libere rielaborazioni di casi clinici reali nelle quali l'utilizzo di nomi e scenari fittizi tutela la privacy delle persone coinvolte senza nulla togliere alle dinamiche psicologiche sottese.
Ennio è un giovane di circa 35 anni che si presenta, spinto dalla sua ragazza, per un problema di memoria: si dimentica le cose (amnesia). Timido, riservato, un po' impacciato nel muoversi, appena seduto in poltrona manifesta subito il suo grande imbarazzo.
"Io non volevo venire ma la mia morosa ha insistito tanto... e non volevo deluderla!" così esordisce Ennio con voce esitante.
(È evidente che se fosse stato per lui non si sarebbe mai presentato).
Poi inizia a raccontarmi delle sue frequenti dimenticanze che riguardano appuntamenti, oggetti da acquistare, telefonate importanti, ecc.:
tutte cose a cui lui non riesce a dare una spiegazione e che fanno infuriare la sua ragazza.
Certo non iniziava sotto i migliori auspici il nostro lavoro dato che la motivazione personale è uno dei requisiti imprescindibili
per poter intraprendere un percorso terapeutico e so per esperienza che chi viene da me solo per accontentare qualcun altro difficilmente
poi trova la giusta predisposizione d'animo per continuare nella terapia.
Ma non mi persi d'animo e indirizzai i miei strumenti nella ricerca di una (possibile) motivazione personale.
Non fu facile dato che Ennio era, comprensibilmente, piuttosto frenato nelle sue esposizioni ed era evidente il suo imbarazzo.
Appena si sedeva in poltrona la sua prima parola era "Uffa!".
Provai allora a spostare l'attenzione delle nostre conversazioni dalla motivazione ufficiale, l'amnesia, ad un altro aspetto del suo
carattere che ritenevo importante, anche se per lui non sembrava costituire un problema: la sua condiscendenza, la sua tendenza ad acconsentire
alle richieste e ai desideri degli altri, la sua abitudine a dire sempre di sì.
Questo si rivelò, col passare del tempo, un filone di analisi molto produttivo.
Così, dopo circa sei mesi di terapia, Ennio riuscì ad attraversare quella che tecnicamente è conosciuta come la seconda porta dell'analisi.
Si tratta di uno snodo fondamentale nel lavoro terapeutico che viene sintetizzato nel passaggio dalla domanda "Perché mi succedono queste
cose?" alla domanda "Quanto sono implicato io in quello che mi succede?".
In altre parole si inizia a lavorare sul quesito: "Quanto dipende da me il mio problema?".
Ennio fu affascinato dalle possibilità di comprensione di sé che questo nuovo taglio che stavamo dando al nostro lavoro stava portando e questo gli permise di mettere in moto la sua motivazione personale al lavoro terapeutico. Così ci si aprì un nuovo mondo dove tanti dubbi, quesiti, timori, ansie, che lui si portava dietro da tanto tempo, assumevano una connotazione nuova, diversa, e molto più aderente alla realtà.
Scoprimmo anche un significativo collegamento tra le sue amnesie e la sua condiscendenza e questo gli permise, piano piano, di imparare ad evitare le amnesie. Che sono ormai quasi completamente scomparse.
Ora la sua parola iniziale non è più quel suo sconsolato "uffa!" ma si è trasformata in uno stimolante: «Vorrei capire...».
Se vuoi puoi lavorare con me
su problemi riguardanti la memoria (amnesia, dimenticanze, ecc.) o di assertività (accondiscendenza, dire sempre di si, ecc.). Ricevo a
Forlì o a San Mauro Pascoli.
Per contattare il dott. Giancarlo Signorini puoi chiamare il numero 348.5220353 e prendere un appuntamento oppure inviare privatamente una mail compilando i campi sottostanti. (* campi obbligatori)
Dott. Giancarlo Signorini, Psicologo Psicoterapeuta a Forlì e San Mauro Pascoli, iscritto all'Ordine degli Psicologi della regione Emilia Romagna n. 3312.
Cell. 348.5220353
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